Pagare le tasse, Facebook getta la spugna e si piega alle pressioni internazionali

Violazione privacy su Facebook, Codacons avvia battaglia legale
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In scia alle pressioni internazionali, sempre più orientate alla trasparenza fiscale da parte dei giganti del web, Facebook ha sostanzialmente gettato la spugna in quanto, stando a quanto è stato riportato ieri dal sito Repubblica.it, il colosso americano avrebbe deciso di dichiarare i ricavi che genera direttamente nei Paesi dove li realizza.

Giganti di Internet, slalom tra buchi e crepe delle normative fiscali

Da tempo i giganti di Internet, ed in particolare i colossi americani quotati in Borsa a Wall Street, vengono accusati di pagare le tasse sul fatturato generato nei Paesi dove la tassazione è meno aspra anche sfruttando i buchi e le crepe delle normative fiscali.

Nel dettaglio, nei Paesi dove Facebook ha uffici a supporto degli inserzionisti locali, la contabilizzazione dei ricavi non avverrà attraverso la sede internazionale a Dublino, ma direttamente presso la ‘struttura di vendita locale‘. Ne consegue, anche se Facebook non lo specifica, che ad esempio i ricavi generati in Italia saranno soggetti alla fiscalità italiana con il relativo versamento delle tasse all’Erario.

David Wehner, Chief financial officer di Facebook, conferma il cambio di rotta

La decisione di passare da una contabilizzazione centralizzata dei ricavi pubblicitari, ad una basata su strutture ed uffici di vendita locali, è stata confermata dal Chief financial officer di Facebook David Wehner citando proprio l’intenzione di fornire ai Governi ed ai policy maker di tutto il mondo maggiore trasparenza.

L’annuncio, da parte del gruppo di Menlo Park, arriva peraltro mentre il Parlamento italiano, in vista della discussione in Aula della Legge di Bilancio 2018, si appresta ad approvare la cosiddetta Web tax.