Fare impresa in Italia è sempre più difficile, ma non per i titolari che sono nati fuori dall’Italia. Da ‘Gli stranieri e le attività economiche’, un’indagine che attraverso il proprio Osservatorio è stata realizzata dalla Confesercenti, è infatti emerso che il boom delle imprese straniere aperte in Italia continua con una crescita che l’anno scorso, rispetto al 2011, si è attestata al 25,8% rispetto al -2,7% registrato, invece, per le imprese con titolari aventi cittadinanza italiana. Di questo passo secondo l’Associazione degli esercenti si passerà dalle 571 mila imprese straniere del 2016 alle oltre 710 mila previste nel 2021 con le attività più gettonate che attualmente sono rappresentate dall’apertura di minimarket, servizi di pulizia, vendita di cibo tra kebab ed altri servizi da asporto, e dal commercio ambulante.
Secondo il Segretario Generale della Confesercenti Mauro Bussoni i dati sull’imprenditoria straniera fanno sorgere qualche dubbio visto che la forte crescita è stata registrata in concomitanza con un periodo di forte crisi economica, il peggiore per l’Italia degli ultimi 70 anni. Di conseguenza è lecito supporre che il boom dell’imprenditoria straniera faccia leva anche sulla concorrenza sleale. Ad esempio, proprio il Segretario Bussoni fa presente che, nel settore del commercio ambulante, nei registri camerali risultano essere iscritte oltre 193-mila imprese, ma solo 60 mila sono conosciute al Fisco.
In Italia, infatti, il commercio su area pubblica parla straniero con 107.300 ambulanti, ovverosia il 53,5% del totale. Ma nelle grandi città la percentuale balza all’82% di ambulanti stranieri sul totale a Milano, così come a Palermo la percentuale rilevata dalla Confesercenti è pari all’80,6%. Di conseguenza, di fronte a queste performance incredibili, la Confesercenti ritiene importante che su eventuali irregolarità venga chiarito ogni dubbio attraverso piano di controllo accurato dei settori economici sopra indicati.
