Minibond, un nuovo metodo per investire e per reperire capitali

Veniamo da un periodo estremamente complesso che ha messo a dura prova le nostre vite da tantissimi punti di vista: dall’inizio dell’emergenza sanitaria nata dalla diffusione a livello planetario del Covid 19, nulla è più stato uguale. L’Italia è fra i Paesi Europei maggiormente colpiti in termini di vite umane perse, ha avuto una perdita del PIL pari al 8,8% dovuta al blocco delle attività interne, ma anche alla maggiore dipendenza della nostra economia dai servizi rispetto ad altri paesi.

Nel giro di quasi due anni la percentuale dei settori considerati maggiormente a rischio è passata da 35% al 65%: infatti, i settori principalmente impattati dalla pandemia sono il turismo, l’automotive e i trasporti. Grazie al vaccino e all’immunità di gregge, la speranza è che si continui a vedere crescere il trend positivo che sta caratterizzando questi settori nell’ultimo periodo.

Per diverso tempo siamo stati costretti ad affrontare grandi difficoltà e a riadattarci ad una nuova realtà, ma questo è il momento di ripartire e soprattutto di investire in ottica di una ripresa economica che è già alle porte, magari affidandoci a dei consulenti finanziari in grado di affiancarci nella valutazione dei migliori strumenti di economia reale quali direct lending, minibond, private equity e public equity.

Che cosa sono i minibond

Iniziamo subito con il dare una definizione: i minibond sono strumenti obbligazionari innovativi appartenenti al mondo della finanza alternativa. Essi sono uno strumento fondamentale di finanziamento per le aziende non quotate in Borsa: le società, infatti, possono così reperire fondi dagli investitori in cambio di titoli di credito emessi in favore di chi ha intenzione di far fruttare i propri capitali investendo in quel progetto. Si tratta di uno strumento nato principalmente per favorire l’incontro fra le PMI in cerca di liquidità e gli investitori che intendono accedere a metodologie più agevoli, meno complicate e soprattutto più vantaggiose, sia per le aziende che per gli investitori, rispetto agli strumenti finanziari tradizionali. Per quanto riguarda le piccole e medie imprese, infatti, emettere minibond rappresenta una possibilità di accesso al credito a medio e lungo termine più veloce e meno costosa rispetto al lento, complesso ed eccessivamente burocratizzato sistema bancario. Dal punto di vista degli investitori, invece, questi strumenti rappresentano una forma di investimento in economia reale, più concreta, tangibile, monitorabile e soprattutto più remunerativa dei classici strumenti come azioni, obbligazioni ecc.

Chi può emettere minibond

I minibond possono essere emessi da società italiane non quotate in Borsa che non siano né banche, né microimprese, e che abbiano l’ultimo bilancio certificato da un revisore esterno. È necessario inoltre avere un fatturato di oltre 2 milioni di euro e contestualmente un organico di almeno 10 dipendenti.

Chi può investire in minibond

Ma quali sono i requisiti per ottenere minibond? Possono essere sottoscritti da diverse categorie di soggetti, sia professionali che retail, qualora questi ultimi rispettino determinati parametri: innanzitutto ci sono gli investitori professionali e qualificati come le banche o i fondi; poi abbiamo gli investitori con un portafoglio di strumenti finanziari, inclusi i depositi di denaro, per un controvalore superiore a 250.000 euro, ma anche quelli che si impegnano a investire almeno 100.000 euro per singola sottoscrizione dopo aver dichiarato di essere consapevoli dei rischi connessi; infine abbiamo gli investitori retail, tramite gestori di portafoglio.