Coldiretti apparecchia tavola della vergogna con cibi stranieri fuorilegge

Coldiretti apparecchia tavola della vergogna con cibi stranieri fuorilegge
Coldiretti apparecchia tavola della vergogna con cibi stranieri fuorilegge

Nel corso del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio l’Organizzazione degli agricoltori della Coldiretti ha apparecchiato la cosiddetta tavola della vergogna, ovverosia quella che è rappresentata solo da alcuni dei tanti cibi stranieri che arrivano in Italia e che sono fuorilegge in quanto, in materia di lavoro, ambiente e salute, non vengono rispettate le stesse norme che sono vigenti a livello nazionale.

Cibi stranieri fuorilegge, dal riso asiatico alle nocciole turche

Secondo la Coldiretti ad essere fuorilegge è il 20% dei cibi stranieri, e tra questi i fiori dell’Ecuador, le nocciole turche, la carne del Brasile, l’ortofrutta sudamericana, lo zucchero della Columbia ed il riso asiatico.

Le violazioni, per la produzione di tanti cibi stranieri importati in Italia, spaziano dallo sfruttamento del lavoro minorile ai lavori forzati, e passando per l’impiego eccessivo di pesticidi, la contaminazione da metalli pesanti e la presenza di aflatossine cancerogene spesso sopra i limiti consentiti.

Tra gli altri cibi fuorilegge, inoltre, la Coldiretti segnala il pesce in Thailandia, il cacao dalla Costa d’Avorio, l’ananas del Costarica, i pistacchi dall’Iran, le lenticchie dal Canada e le fragole dall’Egitto.

Cibi stranieri fuorilegge entrano in Italia grazie ad accordi di libero scambio

Ma come mai, nonostante le violazioni sopra indicate, tanti cibi stranieri fuorilegge arrivano comunque in Italia? Al riguardo la Coldiretti segnala che le importazioni non vengono bloccate dai Paesi sopra indicati, e da tanti altri, in quanto ci sono delle norme in vigore riguardanti dagli accordi bilaterali o multilaterali di libero scambio che sono stati siglati in precedenza. Come se non bastasse, inoltre, spesso i cibi stranieri fuorilegge che entrano nel nostro Paese vengono venduti e spacciati come made in Italy a tutto svantaggio della produzione agricola nazionale e di qualità.