Viaggi e vacanze in Italia e all’estero in crescita per la prima volta dopo sette anni

Stagione balneare, 1 italiano su 4 pronto alla dieta per la prova costume
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Per la prima volta dopo sette anni, nel 2016 il numero dei viaggi con pernottamento, che sono stati effettuati dai cittadini che sono residenti in Italia, ha fatto registrare una crescita rispetto all’anno precedente. A rilevarlo è stato l’Istat, Istituto Nazionale di Statistica, nel precisare in particolare che, in base alle stime, i viaggi nel 2016, pari a 66,5 milioni, hanno fatto registrare anno su anno una variazione positiva pari al 13,7%.

Viaggi e vacanze 2016 con 356 milioni di pernottamenti

A fronte di 66,5 milioni di viaggi, nel 2016 il numero complessivo di pernottamenti, da parte dei residenti in Italia, sono stati 356 milioni circa con una media di 5,4 notti trascorse fuori casa che è la media tra 3,5 notti per i viaggi di lavoro, e 5,6 notti trascorse per le vacanze. Rispetto al 2015 l’anno scorso la durata media dei viaggi, riferisce altresì l’Istituto Nazionale di Statistica, ha fatto registrare una lieve riduzione.

Vacanze brevi e lunghe in crescita a due cifre, stabili i viaggi di lavoro

I viaggi per motivi di lavoro, pari a 6,7 milioni, nel 2016 si sono attestati sostanzialmente sullo stesso livello del 2015, mentre a crescere sono state le vacanze brevi, fino a tre pernottamenti, e le vacanze lunghe che hanno fatto registrare in entrambi i casi una crescita a due cifre. Nel dettaglio, le vacanze brevi, sempre in accordo con le stime Istat, nel 2016 sono state 29,3 milioni con un incremento anno su anno pari al 20,7%, mentre le vacanze lunghe sono aumentate dell’11,3% attestandosi a quota 29,9 milioni.

Viaggi con destinazione una località nazionale in oltre otto casi su dieci

In oltre otto casi su dieci, e precisamente con una percentuale che è pari all’82,8%, i viaggi dei residenti in Italia hanno come destinazione una località nazionale. Nel restante 17,2% dei casi, invece, il viaggio ha come meta un Paese estero e comunque in oltre la metà dei casi, con il 9,8%, una nazione dell’Unione Europea.