Indennità mensile disoccupazione, boom sospetto dei licenziamenti per giusta causa

Indennità mensile disoccupazione, boom sospetto per i licenziamenti per giusta causa
Indennità mensile disoccupazione, boom sospetto per i licenziamenti per giusta causa

Nell’ultimo anno in Italia c’è stato un forte incremento dei licenziamenti per giusta causa o giustificato motivo soggettivo che appaiono quantomeno sospetti secondo la Cgia di Mestre. La crescita dei licenziamenti per giusta causa o giustificato motivo soggettivo è stata infatti pari al 26,5% rispetto invece alle altre tipologie di licenziamento che non presentano trend di crescita così ampi.

Da questi licenziamenti, secondo l’Associazione degli artigiani mestrina, a ‘guadagnarci’ sono proprio i lavoratori dipendenti in quanto, in base alle norme attualmente in vigore, con il licenziamento per giusta causa o giustificato motivo scatta l’indennità mensile di disoccupazione, la cosiddetta ASpI che è una misura di sostegno al reddito che ha una durata pari a 24 mesi. In questo modo il lavoratore scorretto, che non si presenta più sul posto di lavoro senza alcuna giustificazione, porta il datore di lavoro al licenziamento per giusta causa che però costringe l’imprenditore stesso ad assumersi dei costi.

Con l’ASpI, infatti, il datore di lavoro è chiamato a versare all’Inps una somma che è pari al 41% del massimale mensile dell’indennità per ogni dodici mesi di anzianità aziendale che è stata maturata dal lavoratore negli ultimi tre anni. Il che significa, sottolinea altresì la Cgia di Mestre, che quella che è, in tutto e per tutto, una tassa di licenziamento a carico del datore di lavoro, può arrivare a sfiorare pure i 1.500 euro se la persone licenziata ha un’anzianità lavorativa pari ad almeno 3 anni.

Secondo l’Associazione, che al riguardo parla di un vero e proprio raggiro a carico delle imprese e dello Stato, ‘non sono pochi coloro che negli ultimi tempi hanno deciso di non recarsi più al lavoro senza dare alcuna comunicazione al proprio titolare’.